LA BIBLIOTECA PARROCCHIALE DI CORNALBA CUORE SEGRETO DELLA COMUNITÀ (per gentile concessione di Roberto Belotti)

Nel corso dell’estate 2012 mi venne proposto di parlare pubblicamente, a Cornalba, della Biblioteca parrocchiale di quella comunità:1 una raccolta di quattromila volumi che si trova sistemata in un locale attiguo alla Chiesa.
È un tema che mi è familiare e del quale scrivo volentieri, avendo consultato quel fondo in piùoccasioni, ricavandone, ogni volta, sensazioni di intensa e compiaciuta meraviglia.

Una raccolta libraria, va da sé, suscita interesse per la consistenza, l’originalità, la rarità, la preziosità dei suoi singoli elementi; e queste sono caratteristiche pienamente rappresentate sugli scaffali che ci apprestiamo a visitare.
Ma la Biblioteca parrocchiale di Cornalba si distingue anche per ciò che rappresenta, per le motivazioni che ne hanno determinato l’allestimento, l’arricchimento e la conservazione. Di più.
Essa è simbolo perfettamente costituito di un movimento di uomini e di pensiero che, in volute rapidamente espanse, approdò fra le nostre borgate.
Proprio da questo punto partiamo per raccontare una storia che articolò i primi passi più di un
secolo fa.

Occorre che ci portiamo ai decenni immediatamente seguenti l’unità della Nazione. Un’epoca segnata da precarietà socio-economiche profonde e diffuse entro la quale si andò componendo l’esodo migratorio delle popolazioni più svantaggiate. E sappiamo bene, perché ce lo siamo raccontato più e più volte, che il turbine nefasto della miseria, della fame, delle malattie e della mancanza di ogni sorta di beneficio materiale, non risparmiò neppure le terre del cosiddetto contado bergamasco.
Le complesse e angosciose tematiche che agitavano la società dell’epoca trovarono risposte
accorate e premurose nel magistero ecclesiastico.
All’imporsi di una nuova e urgente “questione sociale” la Chiesa rispose con una sua “dottrina sociale” che trovò eco profonda nella straordinaria enciclica Rerum novarum promulgata nel 1891 da papa Leone XIII (1878-1903).
Al centro della famosa enciclica leonina si trovavano evidenziati i diritti delle classi subalterne:diritti umani prima ancora che diritti sociali.
La Chiesa – per la quale oltretutto si imponeva il confronto con le dilaganti ideologie liberali e socialiste - intendeva indicare così una sua propria via al bene comune, auspicando nel contempo lo stabilirsi di accordi costruttivi fra le parti sociali.
La diocesi di Bergamo si distinse come una delle più fedeli e generose interpreti di tale spinta
innovativa, favorita dall’aiuto incondizionato fornito dal vescovo Gaetano Camillo Guindani (1879-
1904) alle nascenti forme associative del locale movimento cattolico. Basti dire che in un direttiva
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